Federlogistica alla consultazione sul Patto per l’Export

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]FEDERLOGISTICA - La situazione riguardo infrastrutture e logistica è in fermento e Federlogistica si mostra sempre in prima fila nelle proposte innovative. Questa volta parliamo del Tavolo Infrastrutture e Logistica tenuto dal Ministero degli Affari Esteri e ICE-Agenzia il 18 novembre. Figure istituzionali di spicco come il Sottosegretario Manlio Di Stefano e il Vice direttore centrale per l’Internazionalizzazione Stefano Nicoletti hanno richiesto alcune consultazioni. Tra queste l’intervento del vice presidente di Federlogistica, Davide Falteri.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Federlogistica, un’associazione al passo con i cambiamenti

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Un altro appuntamento sulla logistica e le infrastrutture che vede la partecipazione di Federlogistica, ormai consolidata nello sviluppo di questi temi. La Federazione infatti si fa sempre avanti negli eventi e nei dialoghi inerenti allo sviluppo dei trasporti portuali, aeroportuali, stradali ecc.

Federlogistica nasce nel 2001 in seguito alla presa di coscienza sull'importanza dei trasporti per la crescita italiana. Da quel momento si occupa degli interessi dei suoi associati, i quali spaziano tra interporti, magazzini portuali, interportuali ecc. Inoltre, le sue collaborazioni proficue con Conftrasporto e Confcommercio portano la Federazione a discutere sui tavoli più importanti per la logistica italiana.

In questa fitta rete di relazioni con associati e altre associazioni, Federlogistica riesce a portare avanti discussioni sullo sviluppo nel settore. In particolare, un punto fermo delle sue prerogative è l’azione sul cambiamento climatico: cercano sempre di ribadire quanto sia cruciale l’aspetto green nello sviluppo logistico.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Il Patto per l’Export e l’intervento di Davide Falteri

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]A rappresentare Federlogistica al Tavolo Infrastrutture e Logistica si è presentato il vicepresidente Davide Falteri per esporre una consultazione. L’incontro fa parte del range di iniziative attuate dalle istituzioni per il più ampio Patto per l’Export, la strategia per rilanciare l’export dei prodotti italiani.

Il vicepresidente ha portato all’attenzione di tutti l’opinione di Federlogistica, esponendo quindi i temi di maggiore rilevanza secondo la Federazione. Dalla maggior formazione sui mercati esteri all’e-commerce, la propensione al futuro è il punto cardine dell’idea di Federlogistica per rivalutare l’export italiano.

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Marco Ginanneschi presenta la piattaforma per il coworking virtuale

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]COWORKING VIRTUALE - La pandemia da Covid-19 ci ha portati a rivedere il nostro modo di lavorare e interagire. Tecnologia e digitale sono stati d’aiuto in questo senso. Alcune delle azioni intraprese durante l’emergenza sanitaria hanno mostrato vantaggi che anche una volta tornati alla normalità vorremmo trovare nelle nostre vite. Per questo nasce l’idea di Sercam Advisory realizzata con Advepa Communication. Abbiamo fatto alcune domande a Marco Ginanneschi, presidente di Sercam, per conoscere meglio l’iniziativa.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Come è nata l'idea di coworking virtuale?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Tutto nasce all’inizio dell’era Covid, nel marzo 2020, quando forzatamente abbiamo dovuto sperimentare nuovi sistemi per continuare a lavorare senza gli spazi e le abitudini dello studio tradizionale, senza l’incontro fisico, senza l’immediatezza dei contatti con collaboratori, clienti, colleghi, professionisti.

Tutto sembrava più difficile ed eravamo costretti all’utilizzo degli strumenti gratuiti disponibili sul mercato per organizzare una call o per il trasferimento e la consultazione di documenti che occupano molti MB di memoria.

Sembravamo imprigionati da sistemi di lavoro che necessariamente dovevano passare per percorsi obbligati, che sono comunque utilizzati dalla stragrande maggioranza degli utenti, non vedevamo soluzioni a breve termine che tecnologicamente ci potevano proiettare ad una rapida soluzione di esigenze specifiche. Serviva un servizio “tailor made” che nessuno poteva offrirci.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Qual è il punto di forza di lavorare in coworking digitale e quali sono le sue esperienze passate?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La passata esperienza, come dicevo, ci ha costretto a potenziare tutti i sistemi disponibili, all’uso esclusivo dei servizi cloud, all’abitudine di creare appuntamenti esclusivamente in videoconferenza, alle cartelle di condivisione con collaboratori e clienti, ma tutto questo non bastava.

Era solo l’inizio, sapevamo che in qualche modo occorresse voltare pagina e cambiare in maniera radicale le nostre abitudini, ma non sapevamo come fare. Abbiamo deciso di intraprendere la strada del coworking virtuale perché i risultati sono stati inaspettati, ci sono stati sensibili miglioramenti sulla produttività, un maggior scambio di informazioni, nessun ritardo ai meeting virtuali, possibilità di rivedere tutto quel che serve in tempo reale, nessun spreco di tempo negli spostamenti (nelle grandi città questo vuol dire recuperare mediamente quasi due ore giornaliere di “tempo vita”), maggiore serenità nelle relazioni (per il miglioramento della qualità della propria giornata), possibilità di pianificare, senza spreco di tempo, esigenze personali diventate improvvisamente molto più compatibili con gli orari di lavoro, che possono essere gestiti con più autonomia nel rispetto delle scadenze e degli obiettivi prefissati.

"Il concetto moderno del lavoro non è più legato ad un badge, ma ad un risultato nel tempo, questa è la prima vera rivoluzione."

[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quale è la sua idea di coworking virtuale?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Credo che un vero e funzionante coworking virtuale sia misurabile dal grado di soddisfazione dei dipendenti, dei partner professionali e dei clienti nella fruizione di nuovi servizi in minor tempo rispetto alle precedenti capacità che si potevano mettere in campo con i sistemi tradizionali.

Se riesco per esempio ad ottimizzare le tempistiche di redazione di un documento, perché  più professionisti possono lavorare da remoto scambiandosi informazioni in tempo reale, o se riusciamo ad organizzare momenti di aggiornamento con tutorial sempre disponibili senza dover necessariamente abbandonare per qualche ora i servizi di studio, se creiamo ambienti virtuali, per esempio la sala riunioni, ed aver disponibili su prenotazione tutti i professionisti da coinvolgere per un determinato approfondimento, vuol dire risparmio di tempo per tutti coloro che stanno lavorando, quindi miglioramento delle performance, creazione di nuove opportunità di lavoro, incremento dei collaboratori, risparmi su larga scala dei costi di servizi e affitto per uno spazio fisico che non serve più.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

La piattaforma di coworking virtuale quando sarà disponibile?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La piattaforma di coworking virtuale è stata presentata per la prima volta in un evento esclusivo trasmesso su Swiss Virtual Expo il 30 settembre 2021. Ma sarà disponibile al massimo entro fine anno, stiamo lavorando insieme ai nostri consulenti tecnologici per le ultime “messe a punto” per iniziare il 2022 con un vero coworking digitale abbandonando per sempre modalità legate ad un passato che non possiamo più permetterci di guardare con nostalgia, ma con la consapevolezza di quanta strada abbiamo fatto in così poco tempo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Può farci un esempio di come sarà la piattaforma e quali servizi saranno messi a disposizione attraverso la virtualizzazione dell'ambiente di lavoro?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il concetto di virtuale in quest’idea progettuale va ben al di là dell'attuale definizione di “studi virtuali”. Oggi gli studi virtuali non sono altro che degli ambienti fisici, condivisi tra più clienti che hanno in comune la gestione degli appuntamenti e degli spazi comuni (sale riunioni) attraverso procedure di segreteria e prenotazioni definite “virtuali” perché svolte attraverso software di video-chat o di prenotazione e lettura informazioni on-line. Quanto è qui proposto è una vera e propria rappresentazione virtuale (in 3D) degli ambienti e degli associati dello studio e dei clienti, attraverso avatar virtuali.

I fruitori dello studio virtuale vengono rappresentati da avatar (con sembianze umane) che interagendo tra di loro (attraverso chat e video-chat) svolgono le normali attività d'ufficio e di confronto/incontro con i clienti di uno studio.

All’associato o alla segreteria dello studio viene assegnato non solo un avatar che lo rappresenti nello studio ma anche un software di back-end, direttamente collegato con l’ambientazione virtuale 3D, attraverso cui possano essere svolte le normali operazioni di ufficio.

Lo studio virtuale si compone della tecnologia Multiplayer che permette la compresenza degli avatar (dello studio e del cliente) nello stesso ambiente virtuale e le interazioni tra gli stessi, ovvero tutti gli utenti che accedono alla piattaforma vengono proiettati all'interno dello stesso ambiente e pertanto gli avatar dell'ambiente sono tutti i visitatori che hanno avuto accesso alla piattaforma.

Il multiplayer consente la chat (pubblica o privata) tra utenti collegati.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_single_image image="24725"][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quali sono gli obiettivi che con la piattaforma vuole raggiungere?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il gruppo di lavoro della Sercam Advisory è abituato a lavorare in un clima di interazione e scambio di idee e questo contribuisce sicuramente al raggiungimento degli obiettivi e alla crescita del team. La vera sfida sarà quella di essere presenti, migliorando da remoto l'efficacia lavorativa.

I principali risultati attesi sono:

Se il lavoro agile è in primo luogo una questione di cultura organizzativa, la tecnologia gioca un ruolo non meno importante. Smart Working e Tecnologia 4.0 si abilitano vicendevolmente: da una parte, infatti, lo Smart Working ha bisogno delle tecnologie per rendere concrete le sue pratiche e i suoi modelli, dall'altra rappresenta esso stesso una grande leva per la realizzazione dell’Impresa Digitale.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Perché la scelta di affidarsi ad Advepa Communication per la realizzazione della piattaforma?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Ritengo che la solidità, l'esperienza e la professionalità di un partner tecnologico come Advepa Communication sia la migliore soluzione conosciuta sul mercato, in grado di fornire una tecnologia avanzatissima sugli ambienti dinamici in 3D, nell'organizzazione degli spazi virtuali (anche riprodotti dall'ambiente originario con tutte le modifiche tecnologiche migliorative), nell'immersione in un mondo mai visto prima, popolato di avatar e flussi digitali, senza mai rinunciare alla concretezza e soprattutto alla protezione dei dati personali e alla riservatezza delle informazioni. Per il mondo del lavoro tutto diventerà più immediato, più semplice e anche, inaspettatamente, più sicuro.

"Il progetto di una piattaforma per coworking di uffici virtuali - afferma Rossano Tiezzi, direttore commerciale di Advepa Communication - sposa perfettamente la nostra propensione di innovare e andare su territori sconosciuti"

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Luigi Merlo e la richiesta di Federlogistica e Conftrasporto

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]LUIGI MERLO FEDERLOGISTICA CONFTRASPORTO - La vita che tutti noi conduciamo si basa costantemente su un elemento, talvolta considerato o dato per scontato: la viabilità. La fluidità del traffico via terra e via mare permette infatti degli spostamenti rapidi ed efficienti sia per i singoli, sia per le merci. Merci che, nell’ipotesi in cui non riuscissero a spostarsi fluidamente, bloccherebbero il lavoro di migliaia di persone. Questo è il rischio di cui Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, ha voluto discutere esprimendo la richiesta di Federlogistica unita a Conftrasporto.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Il tema affrontato da Luigi Merlo

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La preoccupazione sorge dagli avvertimenti comunicati dagli enti nazionali di strade e ferrovie: sono previste chiusure vicine a Genova e Savona. Le conseguenze, tuttavia, non si fermerebbero alla limitazione del traffico di singole persone: in tutta l’area passano continuamente merci da portare altrove.

Infatti la zona che comprende Genova e Savona è uno snodo importantissimo per la logistica italiana. Ogni problema di viabilità potrebbe compromettere una grossa fetta degli spostamenti via terra e via mare da e per l’Italia. Ecco spiegato il perché Luigi Merlo si sia fatto avanti sia per Federlogistica, sia per Conftrasporto.

Il presidente di Federlogistica ha voluto mettere in risalto questo problema, principalmente noto ai professionisti, per i rischi che comporta. Anche coloro che non sono collegati a logistica e trasporti potrebbero risentirne negativamente. Il tema, secondo le due associazioni, ha bisogno di un tavolo nazionale permanente, e Luigi Merlo non ha risparmiato parole di critica per trasmetterlo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Federlogistica e Conftrasporto vogliono un tavolo permanente

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La proposta di Federlogistica e Conftrasporto prevede di organizzare un tavolo permanente presso il Ministero dei Trasporti. Questo avrebbe lo scopo di programmare gli interventi di manutenzione, i lavori e i cantieri sulle reti italiane. Con questo provvedimento, i rischi di compromettere i trasporti di merci si ridurrebbe drasticamente.

“La tempesta è perfetta, ma anche un barometro di scarsa qualità l’avrebbe potuta prevedere”: queste le parole dure di Luigi Merlo per commentare le prossime chiusure presso Genova e Savona. Sempre il presidente di Federlogistica ha affermato che l’argomento dovrebbe essere di intervento prioritario dello Stato: ne va della ripresa dell’intero Belpaese.

Le affermazioni non si fermano qui: Luigi Merlo ritiene che “Il caso di Genova è la punta dell’iceberg”. Questo perché un problema analogo potrebbe ripetersi in tutte le aree del paese e lo Stato non dovrebbe restare indifferente. “È un lusso che l’Italia, inerme per decenni sul tema della manutenzione ordinaria delle sue infrastrutture, oggi non si può proprio permettere”.

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Fabio Mori e il progetto della Casa dell’Energia

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]FABIO MORI CASA ENERGIA -  La questione delle fonti di energia elettrica è un punto caldo per persone e governi da anni. Le fonti tradizionali a cui siamo abituati dovremmo lasciarle molto presto perchè il loro tasso di inquinamento non è più sostenibile per il nostro pianeta. Per fortuna però la ricerca delle fonti di energia rinnovabili ed ecosostenibili è molti avanti e sono già numerose le realtà che se ne avvalgono e sono diventate autosufficienti dal punto di vista energetico. Su questo tema è molto sensibile anche Fabio Mori, giurista aretino trentacinquenne, che ha dato vita alla Casa dell’Energia ad Arezzo, in Toscana.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Esempi di autosufficienza energetica in Italia

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Sole, vento, terra, non sono solo i quattro elementi principali capaci di donarci la vita, ma anche le fonti di energia più sostenibile esistenti. Con il tempo abbiamo saputo imarare a sfruttarne la forza e convertirla in energia elettrica sufficiente da rifornire non solo una singola abitazione, ma una nazione intera. Per esempio la Svezia  dal 2015 che sta perseguendo l’obiettivo di diventare al 100% libera dallo sfruttamento dei combustibili fissili e  in grado di rendere la produzione, il trasporto e l’utilizzo di energia elettrica completamente sostenibile. I paesi che stanno cercando di perseguire lo stesso intenso sono molti anche se al momento un po’ più lontani rispetto alla capolista dal raggiungerlo. 

In Italia la produzione di energia rinnovabile è pari al 43,1% con un consumo di energia pulita stimato intorno ai 14.8 Mtpe. I numeri sono ancora bassi ma certamente incoraggianti. A far ben sperare sono il numero di piccole realtà che sempre più si rendono autosufficienti dal punto di vista energetico, facendo leva sull’utilizzo di fonti rinnovabili. Secondo legambiente si parla di circa 41 comuni.  Senza dimenticare le realtà ancora più piccole all’interno di città e paesi non ancora così avanti. Questo è il caso della Casa dell’Energia, un progetto che ha preso vita dall’iniziativa di Fabio Mori.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Fabio Mori e la sua Casa dell’Energia

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]

“La Casa dell’energia - Urban Center ad Arezzo, è una struttura recentemente recuperata nel cuore della città medievale toscana e diventata un polo multifunzionale in grado di ospitare e organizzare eventi, convegni, mostre di arte e offrire spazi di aggregazione e condivisione sociale. Costruito sulle fondamenta di un antico bastione a guardia delle mura trecentesche che ancora formano l’ossatura della struttura, divenuta poi a fine 800 sede di una storica fonderia cittadina, la fonderia Bastanzetti. L’edificio è stato riqualificato con l’intento di diventare un esempio di architettura ecosostenibile e volto all’autonomia energetica, tramite l’uso dell'energia solare.”

Questo è quanto ci spiega lo stesso Fabio Mori, a capo del progetto dal 2016. L’idea su cui si basa il progetto è proprio quella di utilizzare in maniera costruttiva le possibilità infinite del progresso e della tecnologia per custodire e proteggere l’ambiente circostante.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Rinascita Ecologica, il libro di Fabio Mori che racconta l’esperienza di Casa dell’Energia

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il 15 di luglio 2021 è stato presentato il libro di Fabio Mori  “Rinascita Ecologica”, proprio presso la sala convegni della Casa dell’Energia.  Nelle pagine del libro viene illustrata la storia della struttura e della sua rinascita eco sostenibile spiegata nei dettagli tecnici, e viene mostrato come un vecchio polo industriale si sia trasformato in un museo dell’efficienza energetica a livello urbano.

L’esempio di Fabio e di tutte le altre realtà che seguono gli stessi principi vanno fatti conoscere il più possibile in modo che più possano essere le comunità che faranno uso di energia rinnovabili. La transizione ecologica è una necessità che deve riguardare tutti, nessuno escluso. Il libro “Rinascita Ecologica” è un buono spunto per capire come fare a partire.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Parvin Afsar tra esperienza e biculturalismo

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PARVIN AFSAR IMPRENDITRICE – Chi è Parvin Afsar? Parvin è un’abile imprenditrice, con alle spalle un’esperienza fin da giovanissima alla conduzione dell’azienda di famiglia dopo una laurea in ingegneria industriale. Ma non solo: è una donna determinata e appassionata. Oltre che sul posto di lavoro, ha infatti dimostrato di saper tenere il controllo anche di una Ducati, sua forte passione. E tutto ciò, sulle basi di una ricchezza culturale che la caratterizza fin dalla nascita, essendo figlia di padre persiano e madre italiana, che le ha permesso di sviluppare uno sguardo attento e aperto sul mondo.

Entusiasmo, costanza e una buona dose di tenacia. Sono questi gli elementi che dichiara essenziali nella sua carriera. Parvin si racconta in un’intervista che mette in luce la sua voglia di trasmettere le esperienze che l’hanno arricchita sul piano culturale e professionale.

Le esperienze all’estero e i viaggi che hai fatto da più giovane ti hanno sicuramente arricchito molto – hai potuto applicare questo arricchimento in ambito lavorativo?

Mio padre ha origini persiane, quindi sono stata da sempre abituata al biculturalismo. La mia stessa famiglia mi ha insegnato il valore di viaggiare e conoscere. Ho cominciato a 12 anni con un viaggio intrapreso da sola e da allora non ho mai smesso. Ho sempre ritenuto fondamentale uscire dalla propria comfort zone e acquisire intraprendenza. Questa cosa mi è tornata molto utile per il mio lavoro nel business, dove ogni attività di successo si basa sulla relazione.
È importante avere questa capacità empatica di relazionarti con persone interne ed esterne all’organizzazione. Anche perchè, al giorno d’oggi, se avvii un’azienda non puoi pensare di avere un mercato esclusivamente locale.

Quali obiettivi lavorativi hai per il futuro, avendo già ricoperto un ruolo così alto? E quali sono le prime cose che hai imparato una volta entrata nell’azienda di famiglia?

Sapere di non sapere. Le conoscenze universitarie sicuramente sono utilissime, ma l’umiltà e la consapevolezza di non sapere stimola curiosità, l’apprendimento e permette di intraprendere un percorso di crescita.
Quanto al futuro, non ci si può mai considerare arrivati. Si può fare sempre meglio, e creare maggiore benessere per la propria vita. Trovare un equilibrio è importante per condurre la nostra attività al meglio. Attualmente ho campito quanto sia necessario avere questo equilibrio e sono in una fase della mia vita in cui ho ripensato il mio ruolo per avere più tempo da dedicare alla famiglia e al mio benessere personale.

Quali sono gli insegnamenti che ti ha trasmesso tuo padre in ambito professionale?

Mio padre è un tecnico, ed è un uomo d’onore. Da lui ho imparato che è importante fermarsi a riflettere e studiare qualcosa da più punti di vista, anche tecnici, prima di agire. Poi l’onestà: ci sono tante occasioni per fare business in modo poco onesto, ma non saranno mai durature nel tempo, né consentiranno un miglioramento personale. Questo aiuta anche a tenersi al riparo da persone disoneste nel mondo del business.

E da tua madre, invece?

Mia madre è figlia di una Lombardia lavoratrice: poche emozioni e tante regole. Da lei ho imparato che la disciplina è necessaria nel raggiungimento dei propri obiettivi: i sogni e gli ideali che vorremmo raggiungere vengono prima di tutto ma poi ci vogliono anche la praticità e il sapersi mettere in gioco costantemente per raggiungere la propria meta!

Ci sono stati episodi in cui hai percepito la disuguaglianza tra uomo e donna nel lavoro?

Assolutamente sì. Però ho imparato che non bisogna fermarsi davanti a questo: non necessariamente disuguaglianza significa discriminazione, può significare anche semplicemente diversità. A volte sono proprio i limiti e i pregiudizi che ci poniamo che ci auto-sabotano.

Ho viaggiato tanto nel mondo islamico, sia per piacere che per lavoro. Lì ho imparato ad avere a fianco un uomo per fare business, non perché io abbia bisogno di aiuto per svolgere il mio lavoro, ma per una questione di empatia: Tu cliente islamico, con chi ti fa più piacere parlare? Tutto si riconduce all’accettare la cultura delle persone con cui ti ritrovi a trattare, siano essi anche connazionali. Non siamo tutti cresciuti nello stesso contesto, non la pensiamo tutti allo stesso modo. La chiave è cercare di entrare in empatia, e mai vivere questa diversità di pensiero come disuguaglianza. Non siamo al lavoro per fare lotte di potere ed imporre la nostra cultura, ma per fare business, e i nostri risultati parlano più delle nostre rivoluzioni di pensiero. Il risultato è la rivoluzione stessa.

Rispetto alla tua passione per la Ducati e il motociclismo, ti ha insegnato qualcosa da applicare nel lavoro o nella vita?

Mi ha insegnato tantissimo, perché ho compreso che sia condurre un’attività che guidare una Ducati è tutto un gioco d’equilibrio: quando ti fermi, cadi. Le capacità acquisite in pista mi hanno dato forza, e quella forza sono riuscita a riportarla anche nel mio lavoro. Prendere una decisione aziendale è spaventoso quanto prendere una curva a 200 km/h con un l’asfalto a 2 cm dal tuo volto, per la prima volta. Come riesci a gestire tutta la situazione e le scelte che farai non influisce solo sulla tua vita, ma anche su quella dei tuoi dipendenti, dei tuoi clienti e delle loro famiglie.

L’insegnamento fondamentale che però la moto mi ha dato è prendersi i rischi in sicurezza. Purtroppo non si può fuggire dal rischio, perché nel business non si può prescindere dal rischio d’impresa, infatti si chiama “impresa” proprio perché non è facile. Per questo dobbiamo sempre avere a disposizione un elemento di sicurezza, che non ci faccia trovare impreparati di fronte alle difficoltà, siano esse attese o cigni neri. Le situazioni vanno affrontate con tecnica e preparazione, ma non si hanno innate, per ottenerle ci si deve arrivare.

Come fai a conciliare lavoro e passioni?

Ho sviluppato questa capacità nel corso degli anni. Organizzo la mia settimana e uso tantissimo l’agenda: decido gli spazi che voglio riservare a me stessa e quelli al business. All’inizio non lo vivevo e mi sembrava di privarmi di tempo e risorse, ma in realtà ho compreso che questo fa bene a me, e il mio benessere fa bene anche alla mia organizzazione.

Quale credi sia il modo migliore di reagire davanti a momenti di difficoltà?

Prima di tutto è importante non negare le proprie emozioni. È giusto che troviamo il modo di dare loro sfogo. Oltre varie attività di distrazione, io uso molto anche la meditazione. Chiudo gli occhi e visualizzo l’obiettivo che voglio raggiungere a lungo termine, aspettando che pensieri e idee arrivino. Non pretendo di trovare subito una soluzione, inizialmente mi accontento anche di una semplice intuizione che mi permette di rifocalizzarmi sul mio cammino.

Che consiglio daresti ai giovani d’oggi che si approcciano per la prima volta al mondo del lavoro?

Voglio dare una risposta provocatoria: consiglierei loro di mettere da parte l’idea di trovare un lavoro completamente sicuro. Il mondo sta cambiando e non sappiamo come sarà nel giro di un anno. Siamo in un momento di crisi, ma crisi vuol dire anche cambiamento.
Soprattutto se si è agli inizi della propria carriera, non si deve rinunciare al proprio sogno. A prescindere dalla retribuzione, l’importante è iniziare a fare qualcosa che amiamo, o che faccia parte del percorso per arrivare dove vogliamo. Se l’obiettivo che s vuole raggiungere è solo economico rischiamo di metterci in un circolo di infelicità e insuccessi. Abbiate il coraggio di mettere in atto la realizzazione dei vostri sogni.

Rossano Tiezzi: c’è virtuale e virtuale

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]ROSSANO TIEZZI VIRTUALE OPINIONISTA - Il periodo attuale ci ha portato a un maggior contatto con la tecnologia che ci circonda. Molte e valide soluzioni si sono proposte durante l’ultimo anno per ridurre le distanze tra ogni persona e in ogni contesto. Infatti il mondo virtuale si è fatto avanti in moltissimi formati, tanto da creare confusione sul termine stesso: che cos’è il virtuale? Qual è la linea sottile tra digitale e virtuale? A questo scopo ci aiuta Rossano Tiezzi, il direttore commerciale di Advepa Communication, intervistato da “L’opinionista”.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

“L’Opinionista” di Ated, l’interesse sul virtuale anche dal Canton Ticino

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La tecnologia non conosce confini geografici, infatti per parlarvi del tema del virtuale abbiamo trovato un’intervista organizzata dalla Svizzera. Più precisamente nel Canton Ticino, l’associazione Ated ospita “L’Opinionista”, una rubrica di interviste a esperti del settore tecnologico .

In questo caso, l’ospite è Rossano Tiezzi per rappresentare l’esperienza di Advepa Communication. L’azienda si occupa di molti servizi riguardanti il mondo del web ma anche quello virtuale. Nello specifico, propongono piattaforme virtuali in 3D nel settore business, così da offrire un luogo di incontro virtuale per organizzatori di eventi, imprenditori e clienti.

“Noi di Advepa Communication ci occupiamo della “realtà immersiva”. Per spiegarlo ai non addetti ai lavori, si tratta del virtuale che possiamo trovare nei videogiochi, ma trasferito nell’area business”. Rossano Tiezzi, direttore commerciale per Advepa Communication.

[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Rossano Tiezzi chiarisce cosa è il virtuale grazie alla sua esperienza

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]L’esperienza con Advepa Communication permette a Rossano Tiezzi di darci dei chiarimenti davvero interessanti su cosa può essere il virtuale. Il punto fondamentale dell’episodio de “L’Opinionista” è stato distinguere le varie interpretazioni: non sempre è virtuale ciò che circola sul web.

Per esempio, le videochiamate utilizzate per sostituire le riunioni aziendali in tempi di restrizioni sanitarie sono definite a volte come “virtuali”. Questo può essere un accostamento piuttosto forviante per coloro che si impegnano quotidianamente a creare dei prodotti totalmente differenti.

Grazie all’intervista a Rossano Tiezzi possiamo comprendere un esempio valido di cosa possa essere virtuale. Il team di Advepa si occupa da tempo di piattaforme virtuali in 3D: ambientazioni tridimensionali da esplorare attraverso un computer o un tablet. Con questo tipo di prodotto virtuale è possibile catapultare intere realtà aziendali in eventi virtuali pensati in ogni dettaglio per soddisfare le esigenze degli organizzatori.

 

Per saperne di più guarda l’intervista che trovi scorrendo in basso.

 

 

Parvin Afsar, imprenditrice su due ruote Ducati

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]PARVIN AFSAR IMPRENDITRICE DUCATI - Gli imprenditori sanno distinguersi anzitutto per le loro abilità sul lavoro, ma anche per le capacità che sviluppano al di fuori di esso. È il caso di Parvin Afsar, un’imprenditrice che con sicurezza dirige l’azienda di famiglia e guida le sue Ducati sia su strada che su pista. Facendo strada sia metaforicamente che letteralmente, è riuscita a trovare un equilibrio tra passione e lavoro. Non solo, le sue motociclette l’hanno aiutata a comprendere meglio le sue scelte durante la sua carriera.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Dall’azienda di famiglia alla prima moto

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Parvin Afsar è nata in Italia dalla madre italiana e il padre iraniano. Le due culture si uniscono nel suo animo intraprendente che le usa entrambe, “è come avere due cervelli” come dice lei stessa. Suo padre è un ingegnere meccanico con la passione per i motori, anche se non ne ha mai posseduto uno. Questo il punto di partenza per Parvin Afsar, che da adolescente ha sempre desiderato avere prima il motorino per poi passare alla moto. Purtroppo, come spesso accade, non ha fatto il passaggio alla cilindrata maggiore per volere dei genitori.

Gli anni passano, arriva la laurea in ingegneria industriale, i primi impieghi, e torna a galla la sua passione per le due ruote: a 30 compra la sua prima moto. La sua spontaneità l'ha portata a comprare la sua prima motocicletta per poi iscriversi alla scuola guida il giorno seguente.

"Era la mia prima moto, uno Scrambler Icon 800 che ho poi totalmente customizzato, partecipando anche alla Custom Rumble, l’unica competizione internazionale ufficiale dedicata agli Scrambler ‘speciali’ ”.  - Parvin Afsar si racconta in un'intervista.

[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Parvin Afsar e i parallelismi tra imprenditrice e pilota

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Dopo la prima moto comprata con le sue risorse, ne sono arrivate altre due e la pista non è più un’opzione, ma quasi una sua necessità. Per giunta ha incontrato anche la musica durante le sue corse: accomunati dall’interesse per la Ducati Monster, è entrata a far parte della Monster band.

Salire in moto significa sicuramente provare una grande scarica di adrenalina, ma non si tratta solo di questo. Per Parvin Afsar la moto riesce anche a darle delle lezioni importanti su come affrontare la sua carriera da imprenditrice. Si possono fare molti confronti tra una motocicletta e i momenti delicati che si incontrano quando si ha in mano un'azienda da gestire. Per esempio, Parvin Afsar fa un confronto tra i primi passi a capo di un'azienda e la prima volta in cui è salita su una moto.

“È qualcosa di davvero molto simile a cosa accade quando sali in moto per la prima volta: all’inizio puoi avere dei timori, non sai come fare, ma solo affrontando gli inevitabili rischi della vita e facendo tanti chilometri puoi imparare a guidare.”

 

Per saperne di più clicca qui.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Guglielmo Maffeis: come la fiera sopravvive al Covid-19

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]GUGLIELMO MAFFEIS FIERA - Il 2020 è stato un anno nefasto per tutti. L’elenco dei settori che hanno sofferto le conseguenze delle restrizioni vigenti è infinito. Nella lista vi troviamo sicuramente il settore fieristico. Tra i più colpiti certamente ci sono coloro avevano già iniziato la preparazione del loro evento e al momento dello stop erano già in fase avanzata dell’allestimento. Abbiamo voluto parlare con Guglielmo Maffeis, organizzatore della fiera Faq400 e della sua esperienza.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

La vostra fiera era già in fase allestimento quando è arrivato lo stop a causa del covid.  Quali danni in termini di denaro avete riportato?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Sì, ci eravamo mossi fin dai primissimi giorni di Gennaio 2020. Abbiamo cominciato visitando diverse location e scegliendo quella più idonea alla fine di Gennaio. In Febbraio, e fino al 5 Marzo, eravamo speranzosi di riuscire a svolgere la nostra esposizione poiché l’avevamo fissata per la fine di Maggio. Poi le notizie apparivano sempre più tenebrose. Finché, per non prenderci in giro da soli e non prendere in giro i nostri Sponsor, abbiamo deciso di annunciare l’annullamento del nostro evento “fisico”.

Economicamente parlando, avevamo cominciato le attività di promozione, grafica, prenotazione catering e alberghi. Avevamo già versato la caparra all’ente fieristico che ci avrebbe dovuto ospitare. Stiamo parlando di qualche decina di migliaia di euro investiti solo per partire.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

E in termini di tempo. Quando c’è stato lo stop a che punto dell’allestimento della fiera eravate?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Eravamo abbastanza avanti: eravamo pronti per il lancio al mercato, anzi avevamo già pubblicato un video con le interviste di presentazione ancora dai toni entusiastici. Di lì a giorni dovevano partire i sopralluoghi con gli espositori, il catering e i docenti che avrebbero tenuto i corsi di formazione all’interno della fiera. Stiamo parlando di qualche mese/uomo di lavoro investito.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Una volta capito che non potevano svolgere la vostra fiera in presenza quanto tempo avete occupato per trovare una soluzione?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Di solito non lasciamo “marcire” le situazioni: alle prime avvisaglie, cioè a Marzo 2020, abbiamo incaricato Cinzia Bonanomi, nostro socio che si occupa del marketing operativo, di pensare a un’alternativa. E’ da lei che è nata l’idea di provare a battere la strada della fiera virtuale, memore di un’esposizione in 3D vista anni addietro e realizzata per il distretto metalmeccanico di Lecco che l’aveva affascinata.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

E per metterla in atto?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Abbiamo fatto una selezione con tre possibili fornitori, di cui due stranieri, con l’obiettivo di chiudere il contratto entro il 30 Aprile 2020. La scelta è ricaduta su Advepa, per la rapidità con cui ci ha risposto e le condizioni che ci ha riservato, soprattutto venendoci incontro sui tempi di pagamento. L’obiettivo era di aprire la nostra fiera per Luglio 2020, praticamente un record.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Il Report dell’AEFI riporta un calo generale del fatturato del 70%, con ricadute anche nell’export delle nostre imprese e sull’indotto dei territori e di tutte le filiere collegate. L’essere riusciti a creare una fiera virtuale è servito a voi per riuscire a recuperare qualcosa?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il 2020 si è chiuso per Fa400 con una lieve flessione di fatturato, questo sì. Però meglio di ogni previsione nefasta che si paventava leggendo in giro di altre realtà. La fiera virtuale ci ha permesso di continuare a lavorare tutto l’anno senza sosta e soprattutto di restare legati ai nostri Clienti e Partner.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Di sicuro nessuno può ridarvi il tempo perduto nella preparazione di 2 fiere. Ma in termini monetari siete stati risarciti in qualche modo?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Abbiamo recuperato la caparra versata per l’affitto della struttura espositiva, devo dire riscontrando grande etica professionale nell’ente che avevamo ingaggiato. Poi abbiamo incassato i ristori “minimi” previsti dai DPCM emessi durante il primo lockdown.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Nei nuovi decreti sono previsti dei nuovi risarcimenti per il vostro settore?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Per quanto ci riguarda, non avendo abbattuto il fatturato oltre il 33% come previsto dai nuovi decreti, non percepiremo risarcimenti: ma è meglio così, abbiamo “tenuto” direi organicamente le nostre posizioni, anzi rilanciando in mercati nuovi e con prospettive future.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Agevolazioni per il futuro?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Consigliamo a tutti coloro che vogliono intraprendere strade innovative di informarsi sui bandi a disposizione per la trasformazione digitale della propria azienda: noi l’abbiamo fatto, grazie al progetto della nostra fiera virtuale presentato secondo il “BANDO SI 4.0 - Sviluppo di soluzioni innovative I4.0 di Regione Lombardia e UnionCamere Lombardia”.

Anche qui c’è lo zampino di Advepa: è stato un altro elemento distintivo della nostra scelta poiché ci ha affiancato una società specializzata nella finanza agevolata e nella stesura di bandi di finanziamento (la Sercam Advisory di Roma).[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Pensiamo al futuro e all’edizione 2021. Ci sono delle novità che possiamo anticipare? Vi daranno degli spazi in più, in virtù dell’emergenza sanitaria e del distanziamento sociale, per esempio all’aperto?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La grande novità è il raddoppio previsto dei padiglioni e l’introduzione di servizi utili alla nostra comunità. Metteremo a punto la nuova fiera che si chiamerà: “ICT Village” e conterrà il meglio dell’offerta ICT per il mercato italiano. Collaboreremo con 1) ERPSelection, il primo portale di rating del software gestionale in Italia, 2) con CIO Club Italia, un’associazione di CIO molto vitale , 3) con AI l’Intelligenza Artificiale spiegata semplice, 4) con Sercam Advisory, per i bandi di finanziamento.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Negli anni futuri pensate di optare per una versione ibrida della fiera?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Sicuramente avere uno spazio fieristico virtuale è un grande vantaggio per continuare gli eventi anche fisici. Proporremo durante gli eventi futuri, quando torneremo ad organizzarli in presenza, di visitare anche la fiera virtuale per restare in contatto costante con clienti e partner.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Cosa succederà alle fiere all’Italia o all’estero? Come saranno tutelati espositori e visitatori? Come si può superare la transizione per arrivare alla trasformazione?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Siamo in contatto con Enti e Società organizzatrici di eventi per raccontargli la nostra esperienza ed unirsi a noi nella costruzione di tanti “poli” tridimensionali di realtà immersiva. E’ una sfida che ci sentiamo di porre a chiunque abbia la necessità di restare in contatto con clienti in tutto il mondo, per vivere da protagonisti questo passaggio epocale e non rimanere impantanati chissà fino a quando. Abbiamo l'esperienza necessaria per fare da guida in questo processo, che costa senz’altro la fatica di uscire dai vecchi schemi, ma che rappresenta una sfida entusiasmante che vale la pena di rischiare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Ivana Porcini da gallerista a docente

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]IVANA PORCINI GALLERISTA DOCENTE - In un articolo precedente Ivana Porcini ci ha raccontato la sua esperienza con la didattica a distanza. Come avevamo anticipato lei è una docente e curatrice del blog L’Escargot, ma con un passato da gallerista. Tale passato potrebbe però diventare anche il suo futuro. Indaghiamo insieme a lei la sua vita.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Ivana Porcini, per prima cosa una curiosità: come ti sei avvicinata al mondo dell’arte?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Ho la fortuna di essere nata in una famiglia che da generazioni si occupa di arte. In particolare si tramanda una galleria di arte antica. Per metà della mia vita pure io ho collaborato alla conduzione di questo spazio. All’interno della galleria di famiglia Porcini Gallery mi sono occupata dell'organizzazione delle mostre, della realizzazione dei cataloghi e della cura dell'ufficio stampa.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Che cosa ricordi di quegli anni? 

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Sicuramente l’entusiasmo che accomuna mio padre, mio fratello e me. Eravamo più giovani e questo ha giovato molto al nostro coinvolgimento. Lavorare in famiglia vuol dire lavorare insieme, litigare e confrontarsi. Ma anche condividere.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Come nasce e cresce un rapporto tra la tua galleria e gli artisti, quale era il tuo rapporto con loro?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Siamo esclusivamente una galleria di arte antica. Ma per un po’ abbiamo ospitato artisti contemporanei. Il rapporto che abbiamo sempre avuto con loro è di grande libertà. Noi sceglievamo l’artista, accordavamo un tempo di esposizione, preparavamo la mostra e la lanciavano.  Ricordo solo incontri piacevoli con gli artisti. Alcuni di essi sono riusciti oggi a spiccare il volo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

 Cosa fa un curatore quando pensa ad una nuova mostra, da cosa si parte, come si scelgono gli artisti e il tema?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Per quanto riguarda me, Ivana Porcini, sceglievo prima gli artisti e lasciavo loro libertà interpretativa. Per lo più le mostre che abbiamo organizzato sono state monografiche con un certo numero di opere che attraversano diversi anni della vita dell’artista. La mostra veniva poi creata in base alle loro proposte.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Come viene stabilito il prezzo delle opere?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]In genere lo fa l’artista e il gallerista vi aggiunge una percentuale di guadagno.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quali sono le difficoltà con le quali un gallerista italiano si deve confrontare?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Le stesse di tutti gli imprenditori. Quello che dovrebbe cercare di sfruttare meglio sono le esposizioni internazionali. Costituiscono realtà deputate ad invitare collezioni e artisti di un certo livello. Quindi il gallerista propone quello che ha di meglio per quell'occasione perché sa che incontrerà i collezionisti più ambiti. Sarebbe bello fare molte più mostre online di più artisti o più gallerie, così da poter allargare il panorama nazionale.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Adesso non sei più nella galleria di famiglia ma sei una docente. Perchè?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Nel 2014 per motivi familiari mi sono dovuta trasferire a Roma. Mi sono ritrovata improvvisamente in una nuova città senza nessuna conoscenza. Ho dovuto cercare di adattarmi subito e diventare una docente a tempo pieno.

L’insegnamento però mi ha sempre accompagnata. Già ai tempi della galleria insegnavo Pedagogia dell’arte nella facoltà di Scienze dell’educazione e della Formazione primaria all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Grazie a questa esperienza sono riuscita ad avvicinare all’arte quelle che poi sarebbero state future maestre. Le più motivate delle mie alunne sono diventate delle maestre che io definisco “illuminate”.  Insieme ad alcune di loro siamo riuscite a capire quanto l’arte sia importante per la pedagogia e a sviluppare dei laboratori per bambini proprio all’interno della mia galleria. Quindi quando sono arrivata a Roma ho deciso di ripartire proprio dai ragazzi e dall’insegnamento.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Ivana Porcini da gallerista a docente vivi diversamente l’arte?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Da docente la vivo sicuramente in modo diverso. Cerco di portare nell’insegnamento un po’ di “ribellione” cercando di uscire dagli schemi canonici.  Attualmente insegno italiano, storia e latino e tutte le mie lezioni iniziano o finiscono nell’arte. I ragazzi sono molto attratti dall’arte. Anche coloro che ne sono totalmente all'oscuro, finiscono per esserne rapiti quando cominciano a viverla.

Per me l’arte è un modo di vivere, accompagno con l’arte tutti i giorni anche nella vita quotidiana. Riesco a trasmettere la mia passione anche senza insegnare storia dell’arte come materia, usandola come supporto delle altre materie.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Nel tuo futuro continui a vederti solo come docente o ti piacerebbe aprire una nuova galleria?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Non so che cosa dirti. Sicuramente la didattica a distanza mi ha portato a riflettere e ci sono alcune cose che vorrei fare nel futuro. Mi piacerebbe creare un nuovo spazio qui a Roma magari come prolungamento della galleria che già abbiamo a Napoli. Un luogo dove proporre mostre, argomenti di studio, di riflessione. Ospitando sia collezioni, che artisti. Una specie di luogo di incontri internazionali d'arte. Un luogo dove dare voce ad artisti viventi e antichi.  Uno spazio in cui l’arte e la cultura siano il centro.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Hamid-Reza Khoyi e l'auto elettrica: i piaceri della guida

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]HAMID REZA KHOYI AUTO ELETTRICA - L’ecosostenibilità e la svolta green sono parole e stili di vita che stanno sempre più entrando a far parte del nostro quotidiano. In aumento sono le aziende che stanno sia adottando metodi di produzione sostenibile, ma anche cercando prodotti green da immettere nel mercato. Tra tutte spiccano le case automobilistiche che sono stanno studiando nuovi modelli di autovetture elettriche. Con Hamid-Reza Khoyi, revisore di conti svizzero, esperto del settore, abbiamo cercato di capire un po’ di più pregi e difetti dell'auto elettrica.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

C’è chi dice che un’auto elettrica non riesce a garantire lo stesso coinvolgimento in termini di piacere di guida di una vettura sportiva tradizionale. Hai avuto modo di testare la guida? Cosa pensi riguardo a questa affermazione? 

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il piacere di guida è diverso ovviamente diverso, ma la mia preferenza va alla guida di una macchina elettrica.  La presenza di una coppia più potente fa sì che ci sia un’accelerazione più rapida che regalare più emozioni rispetto ad una vettura tradizionale. Si può sentire la mancanza del cambio marcia o del rombo del motore ma la guida è altrettanto piacevole, anzi è più performante.  La cosa che mi piace di più infatti è il silenzio e la tranquillità che si provano quando si è alla guida. La questione del silenzio è molto importante sia per il guidatore che per l’inquinamento acustico delle grandi città. Le auto elettriche sono talmente tanto silenziose che è stato chiesto alle case produttrici di inserire un minimo di rumore, necessario come avviso di sopraggiunta di un veicolo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quali sono le principali differenze nella guida di un’auto elettrica?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]All’inizio ci si deve abituare alla potenza della coppia e alla conseguente sensibilità dell’accelerazione.  Se nell’auto tradizionale la potenza cresce con l’aumento dei giri, nell’auto elettrica è immediata. Questo porta a porre più attenzione in situazioni particolari come fondi scivolosi e fine curva. Riuscire a recuperare il massimo dell’energia in fase di decelerazione permette di avere una guida molto più rilassata perchè ci permette di guardare sempre un passo avanti.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Una critica nei confronti dell’auto elettrica è legata alle batterie che, com’è noto, contengono un alto livello di metalli inquinanti. Ipotizzando un futuro dove l’auto elettrica sarà predominante si potrebbero verificare grossi problemi legati allo smaltimento di queste batterie?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Sì- afferma Hamid-Reza Khoyi- , ma va considerato che man a mano i processi di realizzazione stanno migliorando e stanno diminuendo i metalli pesanti utilizzati. Se, come ci auspichiamo, sarà incrementato il mercato delle auto elettriche, ci saranno anche sempre più società interessate al comparto di smaltimento e recupero comparti.

Inoltre, a differenza delle batteria tradizionali, le batterie delle auto elettriche possono avere 2 3 vite. In primo luogo c’è da sottolineare che le macchine elettriche hanno 10-12 anni di vita. Al fine vita dell’autovettura la batteria può essere utilizzata in tutti quei casi è richiesta una batteria a potenza minore, come negli impianti solari.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Una altra critica che spesso viene mossa riguarda all’energia necessaria nel processo produttiva di un auto elettrica. Cosa ne pensi a riguardo Hamid- Reza Khoyi?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]È vero la fase di produzione richiede molta energia. I vantaggi li si trovano solo dopo alcuni anni di utilizzo. Per far fronte a questa grande richiesta di energia però alcuni produttori hanno realizzato delle fabbriche apposite. In questi stabilimenti è stato fatto in modo di utilizzare energia che proviene da sole fonti rinnovabili. L’energia è così prodotta solamente tramite impianti eolici o solari. L’attenzione in questi casi è rivolta anche alla scelta dei fornitori in grado di fornire pezzi realizzati in maniera sostenibile.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quali sono le differenze sostanziali tra un’auto ibrida ed elettrica?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Le auto ibride sono una via di mezzo valida solamente per coloro che debbono svolgere lunghi viaggi e non hanno la possibilità di effettuare numerose soste per ricaricare la macchina elettrica.  Per chi invece deve muoversi in città o nelle sue prossimità, secondo me Hamid-Reza Khoyi, l’auto elettrica è la scelta migliore. In termini di prestazioni non ci sono sostanziali differenze, se però si parla di eco-sostenibilità l’auto elettrica è sicuramente migliore.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quali sono le conseguenze di un veicolo perennemente connesso alla rete informatica ed elettrica?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Non possono essere altro che vantaggiose. Per quanto riguarda la rete informatica ti permette di avere agevolazioni riguardo ai supporti alla guida e la guida autonoma. Inoltre ti permette di essere collegato ad altri guidatori con i quali è possibile scambiarsi informazioni relative alla condizione delle strade, incidenti ecc. Tutte cose che incrementano la sicurezza stradale.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Hamid- Reza Khoyi se tornassi indietro compreresti nuovamente un’auto elettrica?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Assolutamente sì, adesso non saprei più farne a meno.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]