L’elettricità wireless, primi esperimenti in Nuova Zelanda

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]ELETTRICITÀ WIRELESS - Siamo a due passi dallo scordarci di un elemento onnipresente nelle nostre vite: il cavo. In alcuni ambiti lo abbiamo già notato: oltre alle svariate reti e connessioni, iniziano perfino le ricariche senza fili agli smartphone. L’elettricità wireless, però, sembra il culmine delle tecnologie senza fili. In Nuova Zelanda una startup ha proseguito lo sviluppo di un’idea rivoluzionaria e addirittura ecologica. L’elettricità wireless impiegherà molto a diffondersi?[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Come funziona l’elettricità wireless?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]L’elettricità wireless, per quanto possa sembrare futuristica, è lo sviluppo di un’ispirazione centenaria: già nel 1890 ci pensò Nikola Tesla, pur non avendo i mezzi. Infatti quando parliamo di questa invenzione dobbiamo immaginarci una serie di tanti, piccoli passi compiuti lungo più di un secolo.

Solo in questo periodo, tuttavia, possiamo sperimentare per la prima volta la trasmissione di energia senza fili. Grazie alle cosiddette “Rectennas”, antenne rettificratrici che riescono a trasmettere corrente elettrica senza alcun cavo necessario. Il fascio di onde singole creato dalla loro tecnologia permette alla corrente di non diffondersi, rendendo possibile un passaggio mirato da una Rectenna all’altra.

La startup che ha sviluppato l’elettricità wireless si chiama Emrod e si trova in Nuova Zelanda. La sua rivoluzione è sostenuta perfino dal governo neozelandese a partire da questo anno. Speriamo vivamente che un progresso simile arrivi al più presto in tutto il mondo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Per quale motivo la vogliamo a tutti i costi?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il fatto che tutti i fili elettrici potrebbero scomparire un giorno alla volta è uno dei vari motivi che ci spingono a desiderare questa invenzione. Ciò è dovuto a molti fattori, partendo dai più pratici fino a una vera e propria svolta ecologica.

Grazie al contributo di Nicola Cortesi, Web Designer per Advepa Communication, abbiamo capito a fondo il potenziale dell’elettricità wireless.Oltre all’assenza di fili per il passaggio di energia a lungo raggio, potremo davvero vedere ambienti domestici senza alcun filo necessario. Certo, i dispositivi a batteria autonoma svolgono già buona parte del lavoro, tuttavia devono essere caricati usando un cavo dopo l’altro.

“La novità sta anche in quanto l’elettricità wireless sia sostenibile. Anzitutto scomparendo i cavi produciamo meno materiale inquinabile, inoltre la nuova corrente non disperderà radiazioni nell’aria.” - Nicola Cortesi, Web Designer per Advepa Communication.

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La giornata mondiale della password: alcuni dati

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]GIORNATA MONDIALE PASSWORD -  Pensare che ancora oggi sia necessario ricordare le linee guida per creare una password potrebbe fare ridere. Eppure sembra che non sia ancora abbastanza: dati alla mano, l’utente medio deve fare ancora molta strada per la sua stessa sicurezza online. “123456” è ancora un evergreen da cui sembra impossibile distaccarsi: forse con questa giornata mondiale della password abbiamo alcune speranze. Anche noi del Tech Corner vogliamo fare un tentativo per redimerci da certe abitudini comode, ma rischiose.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Password fin troppo semplici e dove trovarle

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il 6 maggio è da alcuni anni la giornata mondiale della password, ideata dal ricercatore di sicurezza informatica Mark Burnett. Il buon proposito è di ricordare a tutti noi quanto sia importante la sicurezza di una password: peccato che lo prendiamo un po’ troppo alla lettera. Magari troviamo anche una password più o meno sicura, tuttavia usiamo la stessa per 10 piattaforme diverse et voilà. Con un solo attacco, un hacker potrebbe accedere a Facebook, Amazon e PayPal della sfortunata vittima.

Ma le peripezie della nostra pigrizia informatica non finiscono qui. Come scritto poco fa, alcune password scontate come “123456”, oppure “dragone” e “Ronaldo”, sono tutt’ora all’ordine del giorno. Svariate statistiche hanno passato in esame circa un miliardo di credenziali: tra queste, circa sette milioni sono potenzialmente accessibili a chiunque scriva “123456” ecc.

Alcune persone, invece, penseranno che basti sostituire le lettere con dei caratteri particolari, ad esempio scrivendo “r0n4₤do”. Con grande dispiacere, dobbiamo comunicare che anche quei bei tempi sono finiti. La potenza di calcolo dei computer unita ai vastissimi vocabolari online decifrano queste parole in un batter d’occhio.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

La giornata mondiale della password: ecco perché serve

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Mettendo da parte i casi tragicomici per un attimo, vi proponiamo dei dati che lasciano capire l’importanza della giornata mondiale della password.

Punto di partenza: secondo il Verizon Data Breach Investigation Report, l’81% delle violazioni informatiche avviene grazie al furto delle credenziali. In parole povere, usare password più sicure lascerebbe molti hacker senza lavoro. Forse, quando troviamo di fronte a noi una casella così piccola e semplice, tendiamo a non associare tutta la nostra privacy a cui è connessa, minimizzando il problema.

Altri dati poco ammirevoli arrivano dalle realtà aziendali: Secondo Panda Security, il 59% delle aziende si affida alla memoria umana per la gestione delle password.

Per quanto possa sembrare un’abitudine noiosa e poco importante, la nostra attività online dipende essenzialmente dalle nostre password. A questo punto, continuiamo a rifarci alle linee guida che troviamo sul web: sperando che “1234” diventi appannaggio di altri tempi.

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